Audizione sul disegno di legge di bilancio 2018

 

Il Presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio (UPB), Giuseppe Pisauro, è stato ascoltato oggi in audizione dalle Commissioni bilancio di Camera e Senato nell’ambito dell’esame preliminare della manovra economica per il triennio 2018-2020.

 

Nel suo intervento il presidente Pisauro ha analizzato i contenuti della manovra, illustrando le valutazioni dell’UPB sul suo impianto complessivo, sulla coerenza degli obiettivi di finanza pubblica alle regole di bilancio, sui principali interventi ipotizzati, mettendone in risalto criticità e aspetti positivi.

 

Ecco in estrema sintesi i punti salienti toccati nel corso dell’audizione.

 

Quadro macroeconomico – Nel contesto internazionale si sono confermati i segnali di una ripresa robusta e diffusa nelle principali economie. Per l’Italia, gli indicatori congiunturali confermano nella seconda metà del 2017 una fase di espansione dell’economia a ritmi relativamente più intensi di quelli ipotizzati in settembre. Nell’insieme, le stime UPB per il terzo e quarto trimestre (rispettivamente +0,5 e +0,3 per cento) condurrebbero ad una crescita reale del PIL 2017 pari all’1,5 per cento, lievemente superiore alla previsione UPB di settembre. Nel 2018, tenendo conto dell’effetto di trascinamento leggermente più favorevole nella seconda metà di quest’anno, l’incremento del PIL potrebbe attestarsi all’1,3-1,4 per cento.

 

Manovra e quadro programmatico di finanza pubblica – Le misure espansive previste si riducono nell’arco del triennio, passando dall’1,6 per cento del PIL nel 2018 all’1,3 nel 2019 e allo 0,8 per cento, nel 2020. Le coperture individuate – pari rispettivamente all’1 per cento del PIL nel 2018 e allo 0,6 per cento nei due anni successivi – compensano gli impieghi portando ad un sostanziale pareggio di bilancio nel 2020. Questo percorso virtuoso tuttavia si regge criticamente sull’attivazione di rilevanti clausole di salvaguardia (0,7 per cento del PIL nel 2019 e 1 per cento nel 2020) relative all’aumento di Iva e accise. L’evoluzione dei saldi di finanza pubblica al netto delle clausole di salvaguardia determinerebbero un aggiustamento di finanza pubblica molto più limitato: il deficit 2019 rimarrebbe sullo stesso livello previsto per il 2018 (1,6 per cento del PIL) e si ridurrebbe solo modestamente nel 2020 (1,2 per cento del PIL). La credibilità di un’effettiva attivazione delle clausole risulta peraltro indebolita dai ripetuti interventi di parziale sterilizzazione o rinvio. Complessivamente, il quadro di finanza pubblica evidenzia una programmazione di “corto respiro” che inficia la trasparenza dei conti pubblici nonché la prevedibilità del quadro macroeconomico.

 

Evoluzione del rapporto debito/PIL – Nel periodo 2017-2020, la riduzione cumulata del debito rispetto al PIL, pari a circa 8 punti percentuali, è attribuibile quasi interamente all’andamento dell’avanzo primario che a sua volta è fortemente condizionato dall’attivazione delle suddette clausole di salvaguardia. Per il triennio 2018-2020 il DPB conferma inoltre gli obiettivi degli introiti da privatizzazioni (0,3 percento del PIL) senza peraltro fornire informazioni sufficienti per valutare se il programma sia realizzabile e configurando quindi un altro elemento di rischio del quadro programmatico.

 

Coerenza del quadro di finanza pubblica con le regole europee Anche alla luce del recente scambio di lettere tra la Commissione e il MEF riguardo al DPB 2018, il rispetto delle regole presenta rilevanti fattori d’incertezza. La manovra delineata nel DPB evidenzia per il 2017 un forte rischio di deviazione significativa per quanto riguarda sia il sentiero di aggiustamento del saldo strutturale (in termini annuali e biennali), sia il rispetto della regola sulla spesa, a causa del maggior tasso di crescita della spesa totale indicato dal DPB rispetto al DEF (1,6 contro l’1,2 per cento).

 

Principali misure contenute nel DDL di Bilancio – Per il 2018, a fronte di una correzione dell’indebitamento netto pari allo 0,6 per cento del PIL, la dimensione finanziaria lorda della manovra ammonta a circa 28 miliardi (1,6 per cento del PIL). Per il terzo anno consecutivo l’intervento più cospicuo riguarda l’eliminazione della clausola di salvaguardia (15,7 miliardi) mentre le risorse restanti sono distribuite su un numero elevato di interventi riferito a un folto gruppo di settori.

 

Tra i capitoli più significativi risaltano gli interventi di decontribuzione per favorire l’occupazione giovanile. Nel complesso, l’operazione funge da accompagnamento alla fine delle decontribuzioni del 2015 e del 2016, che andranno a esaurimento proprio nel 2018. Altro elemento positivo è il carattere permanente dello sgravio che, da un lato, interrompe la sequenza di interventi di corto respiro e favorisce la normalizzazione del mercato del lavoro, dall’altro appare coerente con il percorso di graduale riduzione del cuneo sul lavoro.

 

Tra le misure indirizzate al sostegno del reddito e al contrasto della povertà spicca il rafforzamento del reddito d’inclusione (REI) che contribuisce a rendere questo strumento più coerente con la definizione di misura a carattere universale, anche se condizionata alla prova dei mezzi e all’adesione a un progetto personalizzato di attivazione lavorativa e inclusione sociale.

 

La manovra 2018 conferma il sostegno della spesa per investimenti pubblici con misure riguardanti i diversi comparti delle Amministrazioni, rifinanziando per importi cospicui il Fondo per il rilancio degli investimenti e riconoscendo maggiori spazi finanziari ai Comuni. L’obiettivo di queste misure è quello di invertire la tendenza alla riduzione degli investimenti pubblici osservata negli ultimi sette anni, a causa delle incertezze sul quadro finanziario delle risorse e delle difficoltà di programmazione e realizzazione della spesa, presenti da tempo e acuite recentemente dalla riforma del nuovo Codice degli appalti pubblici. L’efficacia del nuovo sforzo finanziario è quindi fortemente condizionata alla progressiva rimozione di questi vincoli.

 

Dal lato delle risorse, il DDL di bilancio prevede misure di contrasto dell’evasione fiscale e di potenziamento della riscossione (obbligo della fatturazione elettronica dal 2019, estensione dello split payment per l’IVA, ecc.) per complessivi 1,9 miliardi nel 2018, 2,8 nel 2019 e 3,2 nel 2020. Spicca la rilevanza dell’impatto quantitativo di queste norme e l’ammontare crescente del gettito previsto che, stando all’esperienza del passato, risulta di valutazione complessa. Qualora ex post dal recupero di basi imponibili provenissero maggiori risorse, tali introiti potrebbero risultare importanti per fornire coperture alternative e meno distorsive di quelle assicurate negli anni recenti dalle clausole di salvaguardia.