Focus tematico n. 4 / 16 giugno 2015

La rivalutazione delle pensioni dopo il decreto-legge 65/2015: effetti redistributivi e di finanza pubblica

 

Il Focus esamina le implicazioni della sentenza della Corte costituzionale n. 70/2015 in tema di rivalutazione delle pensioni e del decreto-legge n. 65/2015 successivamente intervenuto.

Una prima sezione illustra le diverse procedure di rivalutazione delle pensioni applicate nel periodo 2011-2016, mostrando il funzionamento del meccanismo di deindicizzazione disposto dal DL 201/2011 “Salva Italia”, le conseguenze dell’applicazione della sentenza della Corte costituzionale che ne dispone l’abrogazione e l’entità dei rimborsi previsti dal DL 65/2015. Un’analisi per pensionati tipo chiarisce le modalità di calcolo dell’indicizzazione nei diversi regimi normativi.

 

L’applicazione della sentenza avrebbe compromesso il rispetto delle regole di bilancio europee e nazionali comportando il superamento della soglia del 3% di indebitamento netto e pregiudicando sia il percorso di aggiustamento verso l’obiettivo di medio termine sia l’aderenza alla regola sulla spesa. L’intervento del decreto, che limita l’entità dei rimborsi rispetto alla sentenza a una spesa pari allo 0,13 percento del PIL nel 2015 e allo 0,03 per cento negli anni successivi, consente di ricondurre l’indebitamento tendenziale a valori in quota di PIL in linea con quelli esposti dal DEF. L’aggiustamento del saldo strutturale risultante per il 2015 sarebbe pari a 0,3 per cento, superiore all’obiettivo di 0,25. Nel 2016 non sarebbe conseguito alcun aggiustamento, circostanza consentita dall’applicazione della clausola delle riforme strutturali. Per quanto riguarda la regola di spesa, la deviazione rispetto all’obiettivo riscontrata per il 2015 incrementerebbe, pur rimanendo all’interno del margine di non significatività, ma con un aumento del rischio di una deviazione significativa a consuntivo. La conferma dell’indebitamento netto nominale programmatico nell’arco di tempo considerato consentirebbe infine il rispetto della regola del debito.

 

Una simulazione condotta sulla platea dei soggetti coinvolti, ossia quelli con un trattamento superiore a tre volte il minimo (circa il 30 per cento dei titolari di pensioni IVS – invalidità, vecchiaia e superstiti), evidenzia la distribuzione della perdita dovuta alla deindicizzazione e dell’ammontare dei rimborsi distribuiti dal DL 65/2015.Il decreto-legge, pur prevedendo una restituzione parziale dell’ammontare che sarebbe stato restituito in base alla sentenza (circa il 12 per cento della mancata indicizzazione totale), concentra i rimborsi nelle classi di pensionati con trattamenti più bassi (oltre due terzi dei rimborsi afferisce infatti ai pensionati con trattamenti tra tre e quattro volte il minimo).

 

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