Validato il quadro macroeconomico tendenziale presentato nella NADEF 2018

 

È stata pubblicata oggi nel sito dell’Ufficio parlamentare di bilancio (UPB) la lettera di validazione del quadro macroeconomico tendenziale trasmesso dal Ministero dell’Economia e delle finanze (MEF) lo scorso 17 settembre e presentato nella Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza (NADEF) 2018. Su una prima versione delle previsioni tendenziali trasmessa dal MEF, l’UPB aveva formulato il 13 settembre i propri rilievi. Come prescritto, l’UPB procederà a valutare anche il quadro macroeconomico programmatico pubblicato nella stessa NADEF, quadro che incorpora gli effetti della prossima manovra di bilancio.

 

Il Consiglio UPB ha validato le previsioni tendenziali del MEF per il 2018-19 che ipotizzano una crescita reale rispettivamente dell’1,2 e dello 0,9 per cento. Tenuto conto dell’incertezza che caratterizza le previsioni e pur sottolineando la presenza di significativi rischi al ribasso sulla crescita reale del PIL, la dinamica tendenziale ipotizzata nella NADEF rientra in un intervallo di valutazione complessivamente accettabile, anche se la dinamica ipotizzata del PIL reale nel 2018 appare appena al di sopra dell’estremo superiore delle previsioni del panel UPB (composto, oltre che dallo stesso UPB, da CER, Prometeia e REF.ricerche). Per il prossimo anno le stime della NADEF sulla crescita dell’economia italiana coincidono con l’estremo superiore delle previsioni del panel.  Quanto alle previsioni per il biennio 2020-21 (che non sono oggetto di validazione), l’UPB rileva la prevalenza, nel quadro MEF per il 2020, di fattori di rischio negativo che pesano sulle attese degli andamenti della variabili reali.

 

Le prospettive a medio termine appaiono infatti soggette a notevoli incognite di origine esterna e che potrebbero indurre scenari sfavorevoli con esiti negativi per l’economia italiana. Tre appaiono i principali fattori di rischio: un’escalation (parzialmente già in atto) delle misure protezionistiche con una conseguente più forte frenata del commercio internazionale; un’inversione del ciclo economico e finanziario e un possibile aumento dei premi al rischio richiesti dagli investitori internazionali, che penalizzerebbero i paesi a più basso rating; un ulteriore incremento delle quotazioni petrolifere legato alle tensioni geo-politiche e un loro parziale impatto sui prezzi.

 

Altri fattori potenziali di rischio tali da generare ripercussioni per l’Italia riguardano gli effetti della normalizzazione delle politiche monetarie in Europa, l’intonazione più restrittiva di quella americana, l’esito dei negoziati sulla Brexit.