Audizione parlamentare sul Def 2015

 

Il Presidente dell’Upb Giuseppe Pisauro è intervenuto in audizione presso le Commissioni congiunte bilancio del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati, nell’ambito dell’esame del Documento di economia e finanza per il 2015. Nel suo intervento Pisauro ha illustrato i risultati dell’analisi condotta dall’Upb sul quadro macroeconomico, sull’evoluzione della finanza pubblica e sul rispetto delle regole di bilancio.

 

Quadro macroeconomico

L’Upb ritiene che le previsioni macroeconomiche pubblicate nel Def per il periodo 2015-19 siano complessivamente plausibili e pertanto, in coerenza con le regole europee e nazionali, le ha validate.

Le previsioni ufficiali indicano una ripresa già dal 2015 e un’accelerazione negli anni successivi sospinta soprattutto da condizioni esterne favorevoli (basso prezzo del petrolio e deprezzamento dell’euro). La prospettiva di crescita delineata dal DEF è sostanzialmente in linea con quella dei principali previsori indipendenti interrogati dall’Upb e con le stime di organizzazioni nazionali e internazionali. Tuttavia nel biennio 2016-17 il Def appare più ottimistico rispetto a quanto stimato dalla maggior parte dei previsori del panel Upb. Questo risultato riflette una diversa visione di quali saranno le determinanti future della ripresa economica: una più forte componente di domanda interna secondo il Def, una maggior spinta dalle esportazioni per i previsori del panel Upb.

Non si possono tuttavia nascondere i rischi a cui le previsioni sono esposte, soprattutto in relazione alle incertezze dello scenario internazionale. Il prezzo del petrolio potrebbe ritornare a crescere a causa delle tensioni geopolitiche che coinvolgono molti dei Paesi produttori. La dimensione e la durata dell’impatto sul cambio e sui tassi di interesse degli strumenti “non convenzionali” di politica monetaria introdotti della BCE restano incerte e dipenderanno anche dalle scelte di politica monetaria di altre aree, in particolare degli Stati Uniti. L’evolversi della situazione in Grecia aggiunge ulteriori timori di instabilità alle prospettive dei mercati finanziari.

 

La finanza pubblica

Il forte miglioramento del quadro tendenziale di finanza pubblica è imputabile essenzialmente alla riduzione della spesa per interessi e riflette un profilo di crescita della spesa primaria molto contenuto (1,2 per cento), in linea con il quinquennio precedente, ma molto inferiore alla dinamica nel periodo 2000-09 (4,3 per cento).

L’evoluzione positiva dei conti viene utilizzata per la disattivazione degli aumenti dell’IVA e delle altre clausole di salvaguardia. Tenuto conto anche del margine consentito dalla cd. clausola delle riforme strutturali e dalla correzione preannunciata nel Def, la disattivazione potrà essere completa solo nel 2016 e parziale negli anni successivi. Nel 2015, a valere sul miglioramento atteso dalla riduzione della spesa per interessi, sono previste misure espansive per 0,1 punti di PIL.

La parte più rilevante della manovra (7 mld) deriva dalla revisione della spesa pubblica. Il raggiungimento dell’obiettivo di spesa richiede che gli interventi precedentemente approvati producano pienamente i risparmi attesi. Risparmi aggiuntivi appaiono realizzabili solo in presenza di programmi di medio termine basati su analisi approfondite.

 

Regole di bilancio

Il DEF 2015 conferma l’obiettivo di raggiungere nel 2017 il pareggio strutturale di bilancio. La scelta del Governo di richiedere alla Commissione europea per il 2016 l’applicazione della clausola delle riforme strutturali sembra coerente con l’obiettivo di sostenere la fase di ripresa appena avviata quando gli effetti delle riforme strutturali non si sono ancora dispiegati.

Suscita perplessità l’intenzione di utilizzare nel 2015 il margine di 0,1 p.p. di prodotto. Il miglioramento del saldo strutturale sarebbe così lievemente inferiore a quanto previsto dalle regole sul percorso di avvicinamento al pareggio di bilancio (0,2 contro 0,25). Non è tanto una questione di decimali quanto di incertezza cui è soggetto il miglioramento stimato nei conti 2015. Un incremento anche molto modesto dei tassi di interesse annullerebbe tale miglioramento e provocherebbe una deviazione – a questo punto certamente significativa – dal percorso verso il pareggio di bilancio. In questa fase dell’anno – quando ancora non si conoscono i risultati di gettito dell’autotassazione – è contrario a considerazioni di prudenza utilizzare risorse, sebbene di entità limitata, reputandole già acquisite.

La parte preventiva del Patto di stabilità e crescita comprende anche regole sulla crescita della spesa e sulla diminuzione del rapporto tra debito pubblico e prodotto. La regola sulla spesa non sarebbe rispettata nel 2015, con una deviazione vicina al limite del margine di tolleranza consentito, il che rafforza l’opportunità di scelte prudenziali nel 2015. La regola sarebbe invece pienamente soddisfatta nel 2016 e 2017.

La regola sul debito viene rispettata secondo il criterio forward looking a partire dal 2016. Il livello del debito che verrebbe raggiunto, secondo il programma di finanza pubblica, nel 2018 sarebbe, infatti, esattamente quello necessario per conseguire una riduzione del rapporto nella misura di 1/20 all’anno nei tre anni precedenti. E’ da notare che per la realizzazione di questo quadro non è sufficiente il raggiungimento del pareggio di bilancio (obiettivo di medio termine) ma è richiesto il mantenimento di un surplus strutturale nel 2017 e 2018.