Pubblicato il Flash “L’emendamento per la riduzione del superticket”

Con la legge di bilancio di bilancio per il 2018 è stato istituito un fondo di 60 milioni l’anno finalizzato a ridurre il cosiddetto superticket, cioè la compartecipazione fissa di 10 euro per ricetta sull’assistenza specialistica ambulatoriale introdotta nel 2011. Nel Flash “L’emendamento per la riduzione del superticket si approfondiscono finalità e criticità connesse al futuro impiego delle risorse del fondo, anche alla luce di alcuni effetti dell’introduzione del superticket.

 

Dalla lettera della disposizione si ricava che l’obiettivo è perseguire una maggiore equità e favorire l’accesso alle prestazioni sanitarie da parte di specifiche categorie di soggetti vulnerabili. La fissazione dei criteri di riparto del Fondo è rinviata a un successivo decreto previa intesa in sede di Conferenza Stato-Regioni, con la sola indicazione che vengano privilegiate le Regioni che hanno adottato iniziative finalizzate ad ampliare la platea degli esenti dal pagamento della quota fissa (o delle misure alternative adottate dalle Regioni).

 

La realizzazione dell’obiettivo dichiarato dipenderà dai criteri effettivi di utilizzazione del fondo. La norma fornisce a tale proposito indicazioni controverse perché il miglioramento dell’equità e l’allargamento del l’accesso dei soggetti vulnerabili non sembrerebbero realizzabili se la ripartizione privilegiasse esclusivamente le Regioni che ad oggi hanno già adottato iniziative finalizzate ad ampliare la platea degli esenti dal superticket. Per perseguire l’obiettivo i criteri di riparto del fondo sembrerebbero doversi ispirare a un qualche indicatore della distribuzione sul territorio dei soggetti vulnerabili, comunque assicurando che all’assegnazione delle risorse corrisponda l’adozione di misure di esenzione da parte delle regioni.

 

Restano sul tappeto alcuni problemi di efficienza del superticket: la quota fissa di 10 euro rende in molti casi paradossalmente più convenienti le prestazioni private rispetto a quelle pubbliche. La conseguente riduzione della domanda di prestazioni a carico del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), abbattendo il gettito delle compartecipazioni, può, in presenza di rigidità dei costi del comparto pubblico e difficoltà a ridurre i budget in quello accreditato, produrre un contenimento della spesa netta inferiore alle attese. Infatti, l’ammontare delle compartecipazioni sulla specialistica ambulatoriale erogata dalle sole strutture pubbliche, aumentato significativamente con l’introduzione dei superticket e passato da circa 1,1 miliardi nel 2010 a 1,4 nel 2013 (+27 per cento), poi è calato a 1,3 miliardi (-8,2 per cento) nel 2016 (tab. 1). Sulla diminuzione ha pesato probabilmente anche la crisi, con un progressivo aumento delle difficoltà delle famiglie a pagare cure più onerose (tab. 2).

 

Tab. 1

 

Tab. 2

 

L’effetto complessivo dei superticket, una volta modificati i comportamenti dei pazienti in considerazione dei maggiori costi e della recessione, potrebbe restare inferiore alle stime iniziali, pari a oltre 800 milioni annui a livello nazionale, ma largamente superiore all’ammontare del fondo per ridurre la compartecipazione in quota fissa. Le carenze informative sul gettito delle compartecipazioni non consentono comunque di effettuare una stima puntuale degli effetti complessivi del superticket.

 

Infine, non sembrano fugate le preoccupazioni sul possibile indebolimento dell’universalità del SSN, che potrebbe essere compromessa qualora l’importo delle compartecipazioni, che si aggiunge al finanziamento dei servizi attraverso la tassazione, spingesse alcune categorie a sollecitare la fuoriuscita dal sistema pubblico sia dal lato dei benefici che della contribuzione.