Pubblicato il Flash n. 1/2021 “L’impatto finanziario del Piano nazionale di ripresa e resilienza”

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Quale è il quadro finanziario, la distribuzione delle risorse e il profilo degli interventi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) trasmesso alla Commissione europea? Il Flash “L’impatto finanziario del Piano nazionale di ripresa e resilienza” analizza i profili finanziari della versione finale del PNRR, anche a confronto con il testo iniziale presentato nello scorso gennaio dal precedente Governo.

 

Le risorse mobilitate dal PNRR italiano da utilizzare tra il 2021 e il 2026 ammontano complessivamente a circa 236 miliardi. Di questi, 205 miliardi – tra sovvenzioni e prestiti – sono finanziati dal programma Next generation EU (NGEU); i restanti 31 miliardi circa sarebbero invece coperti grazie a risorse nazionali, stanziate su un fondo di durata decennale istituito dal DL 59/2021 per l’attivazione del Piano nazionale per gli investimenti complementari, all’interno del quale rientrano progetti ritenuti comunque strategici dal Governo, sebbene non perfettamente in linea con i criteri qualitativi o quantitativi stabiliti dal Regolamento UE. Tutte le sovvenzioni, una quota dei prestiti NGEU e l’intero nuovo fondo complementare (complessivamente 166,5 miliardi) saranno destinati a interventi “aggiuntivi”, cioè non previsti a legislazione vigente; la parte residua dei prestiti rappresenterebbe risorse “sostitutive” per finanziare interventi già previsti.

 

Rispetto alla versione del PNRR proposta a gennaio scorso dal precedente Governo, viene modificata la ripartizione dei prestiti tra aggiuntivi e sostitutivi, con un aumento di 13,5 miliardi dell’importo dei primi. Questo elemento, insieme allo stanziamento del fondo complementare, fa aumentare di oltre 44 miliardi l’ammontare degli impieghi aggiuntivi previsti dal Piano (da 122,4 a 166,5 miliardi).

 

Il profilo annuale delle risorse mobilitate dal PNRR, ricostruibile integrando le informazioni disponibili, dovrebbe assumere un andamento crescente fino agli anni centrali della programmazione (2023-24) per poi ridursi gradualmente negli anni finali.

 

Solamente una parte degli utilizzi dei fondi aggiuntivi NGEU si sono sinora tradotti in specifici provvedimenti normativi (misure contenute nella legge di bilancio per il 2021 e nel DL 59/2021). Nel complesso, tali interventi assorbono risorse pari a 31,5 miliardi e costituiscono il 23,2 per cento del complesso delle risorse aggiuntive NGEU (135,9 miliardi). Resterebbero dunque oltre 100 miliardi di impieghi per cui al momento non è stata disposta un’autorizzazione normativa.

 

Per quanto riguarda gli specifici interventi, la nuova versione del PNRR mantiene l’impostazione di base della proposta di Piano presentata dal precedente Governo al Parlamento, ma approfondisce diversi aspetti di rilievo, integra alcuni degli indirizzi emersi dai lavori parlamentari su quella proposta e tiene conto di informazioni e dati divenuti disponibili negli ultimi mesi.

 

Per quanto riguarda la quota delle risorse totali destinate ai vari ambiti, a livello di Missioni la ricomposizione più importante vede aumentare di circa 1,7 punti percentuali la quota del totale destinata a “Istruzione e ricerca” (a seguito dell’incremento degli impieghi afferenti alla Componente “Potenziamento dell’offerta dei servizi di istruzione: dagli asili nido alle università”), con una riduzione pressoché equivalente (1,4 punti percentuali circa) della quota relativa alla Missione “Rivoluzione verde e transizione ecologica” (all’interno della quale aumenta la quota relativa alla Componente “Transizione energetica e mobilità sostenibile”, a fronte di un calo, più marcato, della Componente “Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici”).

 

La versione definitiva del Piano si caratterizza, inoltre, per una maggiore enfasi sulle riforme strutturali, tra le quali spiccano quelle relative a pubblica amministrazione e giustizia, entrambe ritenute in grado di produrre effetti significativi sulla struttura economica, amministrativa e sociale del Paese. Alle riforme orizzontali dovrebbero affiancarsi altre iniziative di un certo rilievo, definite “abilitanti”, quali ad esempio quelle in materia di semplificazione e di promozione della concorrenza, nonché alcune specifiche riforme di settore da inquadrare nell’ambito delle singole Missioni.