Pubblicato il Flash n. 2/2021 “Il Reddito di emergenza a un anno dalla sua introduzione”

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Il Flash “Il Reddito di emergenza a un anno dalla sua introduzione”, disponibile anche in una versione infografica, analizza la misura emergenziale introdotta a maggio del 2020, alla fine della prima fase della pandemia, per sostenere i nuclei familiari in condizione di particolare disagio economico rimasti esclusi dalle altre misure di sostegno straordinarie previste dai decreti legge anticrisi (essenzialmente, integrazioni salariali e indennità una tantum) e da quelle ordinarie (il Reddito di cittadinanza, RdC).

 

Il Reddito di emergenza (REM) è stato pensato e configurato come un RdC semplificato, di importo inferiore, caratterizzato da vincoli meno stringenti per quanto riguarda i requisiti di residenza e di tipo economico-patrimoniale e svincolato dagli obblighi connessi con le politiche attive. L’accesso al REM è stato condizionato al soddisfacimento di una serie di requisiti basati su condizioni economico-patrimoniali riferite alla dichiarazione ISEE 2020 (redditi 2018 e patrimoni 2019) e sul reddito familiare percepito in specifici mesi della fase pandemica. Nel Flash si ripercorre l’evoluzione normativa dello strumento, si riportano le principali caratteristiche dei beneficiari del REM nel 2020, per poi approfondire l’analisi del ruolo giocato dai diversi requisiti di accesso alla misura nel definire la platea beneficiaria.

 

Tra i principali risultati dell’analisi si evidenzia che:

 

  • sono circa 430.000 i nuclei beneficiari totali, che hanno ricevuto mediamente 3,5 mensilità (circa 300.000 beneficiari/mese), un dato sensibilmente inferiore alle stime;

 

  • la minore restrittività dei criteri di accesso del REM rispetto al RdC ha consentito di raggiungere una popolazione di famiglie mediamente più giovani, con più minori e tendenzialmente più numerose di quelle coperte dal RdC; inoltre, sempre in confronto ai beneficiari RdC, sono presenti meno nuclei in affitto e più nuclei con lavoratori occupati, più cittadini stranieri e la distribuzione territoriale è più spostata verso il Nord Italia (fig. 1).

 

 

  • il REM ha beneficiato, per circa metà del suo impegno di spesa complessivo, oltre alle famiglie che hanno registrato una riduzione dei redditi per effetto del COVID (nuclei in condizione di disagio “non strutturale”), anche quelle in una situazione di disagio economico, o apparentemente tale, manifestatasi già prima della pandemia (nuclei in condizione di disagio “strutturale”) (fig. 2). Tra questi ultimi, circa 104.000 non avevano accesso al RdC per il mancato rispetto di alcuni requisiti, che la normativa REM ha reso meno stringenti. Di questi, circa due terzi sono nuclei di stranieri, a cui l’accesso al RdC era precluso dai rigidi vincoli sulla cittadinanza, superati per la sola fase emergenziale dalla normativa REM e il restante terzo è costituito da cittadini italiani che non rispettavano i requisiti economico-patrimoniali del RdC resi successivamente più laschi con il REM. Altri 118.000 nuclei beneficiari del REM in disagio “strutturale”, invece, pur soddisfacendo i requisiti del RdC e potendo richiedere tale beneficio, non ne avevano volontariamente fatto richiesta (probabilmente anche per effetto dei connessi obblighi lavorativi accessori). Quest’ultimo profilo risulterebbe compatibile con quello tipico di un nucleo in cui sia presente uno o più lavoratori del sommerso. Questi gruppi in cui è stata suddivisa la platea beneficiaria del REM si differenziano in modo significativo sia per la struttura socio-demografica sia per la residenza geografica;

 

  • l’obbligo della presentazione della dichiarazione ISEE (soprattutto nel periodo di applicazione delle misure di restrizione sociale) potrebbe aver prodotto un qualche effetto di scoraggiamento all’accesso al REM.

 

A distanza di più di un anno dalla prima introduzione del REM, per offrire una valutazione complessiva dell’efficacia della misura nel sostenere i nuclei in condizione di disagio economico, sembra opportuna una riflessione sullo strumento, basata su un’analisi congiunta degli effetti della pandemia sui redditi delle famiglie e sulla distribuzione effettiva del complesso delle indennità legate al COVID. Tale analisi sarà possibile appena saranno disponibili informazioni più puntuali sulla distribuzione delle diverse misure straordinarie introdotte con i decreti legge anticrisi.

 

Sarebbe inoltre opportuna un’analisi ex post della platea di nuclei percettori del REM – da arricchire man mano che saranno resi disponibili anche i dati dei beneficiari delle mensilità del 2021 – per trarre considerazioni utili non solo sull’efficace disegno di eventuali future misure emergenziali che si rendessero necessarie, ma soprattutto per una revisione del RdC. Dall’analisi delle caratteristiche dell’ampia platea di beneficiari REM con difficoltà economiche risalenti a prima della pandemia e che non hanno richiesto il RdC pur avendone i requisiti potrebbero emergere elementi di riflessione utili a comprendere tale decisione e ad aumentare l’efficacia dello strumento nel contrastare la povertà.