Pubblicato il Flash n. 2/2022 “Gli effetti distributivi dell’aumento dei prezzi e delle misure di sostegno in favore delle famiglie”

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Il Flash “Gli effetti distributivi dell’aumento dei prezzi e delle misure di sostegno in favore delle famiglie” – di cui è disponibile anche un’infografica – aggiorna al 30 settembre 2022 i risultati di una precedente analisi, riportata nell’audizione del maggio scorso sul decreto Aiuti (DL 50/2022). In quella sede erano stati valutati gli effetti sui bilanci delle famiglie dell’aumento dei prezzi e dei provvedimenti di sostegno varati dal Governo con riferimento al periodo giugno 2021 – maggio 2022; l’aggiornamento si estende ai successivi quattro mesi inglobando gli effetti del bonus una tantum di 150 euro, del potenziamento della decontribuzione e della rivalutazione delle pensioni nell’ultimo trimestre dell’anno e mira soprattutto a verificare come sia cambiato, in quest’ultimo lasso temporale, l’effetto dell’inflazione sulle famiglie con minori livelli di spesa al lordo e al netto delle misure di sostegno.

 

Le misure di sostegno contro i rincari

 

Nel complesso, i provvedimenti finora adottati nel biennio 2021-22 valgono 62,8 miliardi: 22,4 riguardano provvedimenti di cui beneficiano sia imprese che famiglie e 16 sono destinati a interventi specificamente rivolti alle famiglie, mentre la rimanente parte è a beneficio solo delle imprese. Gli interventi possono essere distinti in due tipologie: misure per contenere i prezzi dell’energia (riduzione delle accise sui carburanti, taglio al 5 per cento dell’IVA sul gas per usi civili e industriali e compensazione degli oneri generali di sistema per elettricità e gas) e misure per sostenere le famiglie con trasferimenti monetari. Tra queste ultime rientrano interventi destinati a specifiche categorie di soggetti (come il potenziamento dei bonus energetici per chi è in condizioni di disagio economico) e misure rivolte a platee più ampie (come le indennità una tantum di 200 e di 150 euro, la decontribuzione di 0,8 punti da gennaio a giugno 2022 e di 2 punti da luglio a settembre 2022 e la rivalutazione delle pensioni per l’ultimo trimestre 2022). Ai fini delle analisi – condotte con il modello di microsimulazione dell’UPB – sono state considerate le misure tariffarie che coinvolgono le famiglie tra giugno 2021 e settembre 2022 e i principali trasferimenti monetari, anche se erogati nell’ultimo trimestre dell’anno.

 

Inflazione: andamenti diversi nei vari settori

 

Fra giugno 2021 (quando si sono avvertite le prime tensioni dovute al caro vita) e settembre 2022, l’indice generale dei prezzi al consumo è aumentato del 9,6 per cento, ma l’andamento dell’inflazione è risultato molto differente a seconda della categoria di beni considerata. L’indice che ha registrato la crescita maggiore è quello legato alle spese per abitazione, che comprende le spese per utenze energetiche (+36,2 per cento). L’aumento del prezzo dei beni energetici si è riflesso anche sull’aggregato della spesa per trasporti (+11,2 per cento), mentre i prezzi dei prodotti alimentari hanno accumulato una crescita complessiva dell’11,7 per cento. Negli ultimi quattro mesi il comparto relativo alle spese per abitazione ha continuato a crescere in modo sostenuto; i prezzi dei trasporti, invece, hanno continuato a salire fino a luglio per poi diminuire negli ultimi due mesi e quelli dei beni alimentari sono aumentati ogni mese a un tasso pressoché costante.

 

Spesa delle famiglie +3,7 per cento in 16 mesi

 

Nell’intero periodo considerato, si stima che la spesa media delle famiglie, tenuto conto delle misure di sostegno, sia aumentata di circa il 3,7 per cento. Senza tali misure, l’impatto medio sui bilanci familiari sarebbe stato più elevato, pari al 6,9 per cento, di cui 4,8 punti imputabili al comparto energetico. Nel complesso, quindi, gli interventi di sostegno hanno contenuto di circa il 46 per cento (3,2 punti) l’aumento della spesa collegato all’inflazione.

 

Per il primo decile (quello con il livello di spesa più basso) l’inflazione avrebbe comportato, in assenza di politiche di sostegno, un incremento della spesa pari a circa il 10,9 per cento, 4 punti in più della media nazionale e più del doppio dell’impatto sul decimo decile (quello delle famiglie più ricche). Ciò è dovuto al fatto che i maggiori aumenti hanno riguardato beni di prima necessità (elettricità, gas e alimentari), che incidono molto sulla spesa dei soggetti più poveri.

 

Dai sostegni un sensibile effetto redistributivo

 

L’ammontare di risorse di cui hanno beneficiato le famiglie a partire da giugno 2021 è stimato in circa 27 miliardi. Nel complesso, le misure di sostegno hanno prodotto un sensibile effetto redistributivo riducendo l’impatto dell’inflazione sulle famiglie del primo decile di circa l’88 per cento (9,6 punti) e portandolo a un livello pari a circa un terzo di quello medio (1,3 punti contro 3,7).

 

Anche i decili più elevati ricevono comunque risorse significative (ad esempio, il 10,4 per cento affluisce al decimo decile). Ciò si spiega con la circostanza che questi decili consumano più energia e quindi beneficiano maggiormente degli interventi di riduzione dei prezzi in termini assoluti. Ad esempio, il taglio delle accise sui carburanti destinato al decimo decile vale circa il 2,6 per cento delle risorse complessivamente distribuite, mentre quello di cui beneficia il decile più povero non va oltre lo 0,4 per cento. Anche se in misura minore, lo stesso fenomeno riguarda anche la riduzione degli oneri di sistema su elettricità e gas e il taglio dell’IVA sul gas.

 

Cos’è cambiato fra giugno e settembre del 2022

 

Da giugno 2021 a maggio di quest’anno l’impatto dell’inflazione sulla spesa delle famiglie (considerando l’effetto dei sostegni) era stato di 2,1 punti, inferiore di 1,6 punti rispetto a quanto riscontrato appena quattro mesi dopo (3,7 per cento). Fra giugno e settembre di quest’anno, quindi, l’impatto dei rincari sulla spesa è aumentato in maniera significativa per tutte le famiglie, nonostante la nuova erogazione una tantum di 150 euro, il potenziamento della decontribuzione, la rivalutazione delle pensioni e il più elevato sconto sui prezzi al consumo del gas. Se nel caso del primo decile gli aumenti dell’inflazione erano stati sostanzialmente sterilizzati fra giugno 2021 e maggio 2022, ora, a causa della fiammata estiva dei prezzi, queste famiglie subiscono un impatto (per l’intero periodo) pari a circa l’1,3 per cento della spesa. E a incidere, per questo segmento di popolazione, sono soprattutto gli aumenti di elettricità e gas, che nei quattro mesi estivi hanno superato il valore del bonus 150 euro, del potenziamento della decontribuzione e della rivalutazione delle pensioni.

 

Gli effetti di un diverso mix di politiche di sostegno

 

Il modello di simulazione UPB consente anche di valutare gli effetti distributivi di un diverso mix di politiche di sostegno, a parità di risorse impegnate. Ad esempio, se si riducesse di circa il 50 per cento lo sconto sulle accise sui carburanti e si utilizzassero le risorse così liberate per trasferimenti compensativi, l’aggravio di spesa a carico del primo decile si ridurrebbe di 0,6, 0,9 o 1,3 punti, a seconda che la compensazione monetaria fosse erogata con modalità analoghe al bonus 200 euro, al bonus 150 euro o ai nuovi bonus sociali. In quest’ultimo caso quindi, una ricomposizione del policy mix con spostamento degli oneri dalla riduzione dell’accisa sui carburanti a un potenziamento dei bonus sociali energetici avrebbe come effetto la totale compensazione dell’aumento dei prezzi sulla spesa delle famiglie del primo decile. Un impatto distributivo meno pronunciato si otterrebbe sostituendo un pari importo di sgravi tariffari su elettricità e gas con trasferimenti compensativi, un cambiamento che consentirebbe al massimo di ridurre l’onere per il primo decile di un punto percentuale.