Audizione dell’UPB nell’ambito dell’esame del DEF 2018

 

Il Presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio (UPB) Giuseppe Pisauro è stato ascoltato oggi in audizione dalle Commissioni Speciali di Camera e Senato, riunite in seduta congiunta, nell’ambito dell’esame preliminare del Documento di economia e finanza (DEF) 2018 presentato il 26 aprile scorso dal Governo.

 

Pisauro ha sottolineato che, alla luce del contenuto del DEF, il processo di validazione delle previsioni ha riguardato solo il quadro macroeconomico tendenziale a legislazione vigente, che contempla anche l’aumento delle imposte indirette conseguente all’attivazione della clausola IVA per il 2019 e il 2020. Sulla base delle informazioni disponibili al momento della validazione, avvenuta lo scorso 5 aprile, il quadro macroeconomico – trasmesso in una prima versione il 5 marzo, in una successiva il 21 marzo a seguito di alcuni rilievi UPB, infine aggiornato il 4 aprile dopo la revisione dei conti nazionali annunciata dall’Istat – è stato validato positivamente essendo contenuto in un intervallo accettabile, anche se in presenza di disallineamenti contenuti rispetto all’estremo superiore delle previsioni del panel UPB negli anni 2019 e 2020.

 

Alla luce delle indicazioni più recenti, ha proseguito Pisauro, l’UPB ha aggiornato la propria previsione che – assieme a quelle degli altri previsori del panel (CER, Prometeia e REF ricerche) – era stata alla base dell’esercizio di validazione. Tenuto conto che i modelli UPB di breve periodo stimano per il secondo trimestre del 2018 una crescita del PIL dello 0,26 per cento e dello 0,6 per cento nel primo semestre rispetto ai sei mesi precedenti, lo scenario UPB ipotizza oggi una crescita lievemente più contenuta rispetto a marzo. Potenzialmente più dirompente del rallentamento ciclico osservato nei primi mesi dell’anno, è un altro fattore di rischio che pesa sul quadro macroeconomico a medio termine, ovvero le tensioni geopolitiche, commerciali e finanziarie presenti a livello globale: un loro eventuale inasprimento potrebbe innestare deterioramenti del clima di fiducia tra gli operatori e un’intensificazione dell’instabilità nei mercati con conseguenze negative per la prosecuzione della fase di espansione mondiale che fatalmente si ripercuoterebbero anche sulla ripresa italiana. Gli effetti depressivi si farebbero sentire non solo sull’intensità della crescita reale, ma anche sul deflatore del PIL e, quindi, in misura più accentuata sul PIL nominale.

 

Nel quadro di finanza pubblica per il quadriennio 2018-2021 – ha sottolineato Pisauro – il deficit tendenziale dovrebbe ridursi progressivamente sia in valore assoluto sia in percentuale del PIL, raggiungendo un sostanziale pareggio nel 2020 e trasformandosi in un avanzo (più 0,2 per cento del PIL) nell’ultimo anno di previsione. Un miglioramento derivante sostanzialmente dall’incremento dell’avanzo primario che dovrebbe via via salire sino ad arrivare al 3,7 per cento del PIL nel 2021. La spesa per interessi è prevista ridursi dal 3,8 per cento del PIL registrato nel 2017 al 3,5 per cento nel 2018 e poi stabilizzarsi. Il miglioramento dell’avanzo primario sconta soprattutto una riduzione dell’incidenza sul PIL delle uscite primarie, in particolare di quelle di natura corrente, data anche la natura a legislazione vigente della previsione; a partire dal 2019 le entrate sono sostenute dall’attivazione delle clausole di salvaguardia sulle imposte indirette.

 

Il DEF – ha ricordato il Presidente UPB – aggiorna le previsioni tendenziali relative al saldo strutturale (ovvero dell’indebitamento netto della PA depurato della componente legata al ciclo economico e di quella legata alle entrate e spese una tantum), variabile rilevante ai fini della valutazione delle regole di bilancio. Il saldo strutturale è previsto migliorare progressivamente passando da una stima di -1,1 per cento nel 2017 a un lieve avanzo nel 2020 (+0,1 ), che si mantiene anche nel 2021. Confrontando questa dinamica con le valutazioni della Commissione europea per il triennio 2017-19, si nota che la Commissione stima un saldo strutturale peggiore rispetto al DEF di -0,6 punti di PIL nel 2017, -0,7 punti nel 2018 e -1,6 punti nel 2019. In tutti e tre gli anni incide una diversa valutazione della componente ciclica del bilancio che, secondo la Commissione, è inferiore di 0,6 punti annui rispetto a quanto stimato dal DEF, una divergenza che discende in larga misura dalle diverse metodologie seguite da Governo e Commissione per stimare l’output gap. Sul 2018 pesa inoltre una previsione marginalmente più pessimistica della Commissione in merito al saldo complessivo di bilancio (la Commissione lo stima a -1,7 punti di PIL, mentre il Governo lo prevede a -1,6 punti), che si riflette anche sulla sua componente strutturale. Sul 2019 incide poi la diversa ipotesi sulle clausole di salvaguardia (cui corrisponde un effetto migliorativo sul saldo di 0,7 punti di PIL incluso nelle previsioni del DEF) che nello scenario della Commissione vengono disattivate senza compensazione, e un approccio più cautelativo della Commissione su altre poste di bilancio che fa sì che l’indebitamento netto risulti complessivamente più elevato rispetto alle stime del DEF di circa 1 punto di PIL.

 

Il quadro tendenziale di finanza pubblica – ha ricordato il presidente UPB – va valutato alla luce delle regole di bilancio europee e nazionali.

 

Secondo il DEF nel 2017 la variazione del saldo strutturale è stata negativa e pari a -0,2 punti percentuali, evidenziando quindi un allontanamento dall’OMT, a fronte di un aggiustamento richiesto dalle regole pari a circa 0,2 punti di PIL. Per il 2017 si evidenzierebbe così una deviazione annuale di circa -0,4 punti di PIL, quindi non significativa. In media biennale 2016-17, la deviazione è stimata pari a circa -0,3 punti di PIL, e quindi al limite della significatività. Secondo le stime di primavera 2018 della Commissione europea, la variazione del saldo sarebbe pari a -0,3, le condizioni cicliche stimate più favorevoli e quindi l’aggiustamento richiesto leggermente più elevato cosicché la deviazione sarebbe ancora più marcata, al limite della significatività in termini annuali e significativa in termini biennali. Alla luce del funzionamento del meccanismo correttivo, secondo il DEF la deviazione significativa del 2016-17 non sembrerebbe aver modificato il percorso di avvicinamento verso l’OMT rispetto al DPB 2018. Pertanto poiché la deviazione significativa verificatasi nel 2017 non sembrerebbe pregiudicare il percorso di avvicinamento verso l’OMT negli anni successivi, almeno a legislazione vigente, non sussistono gli elementi per l’attivazione del meccanismo di correzione previsto dall’articolo 8 della Legge 243/2012.

 

Nello scenario tendenziale del DEF 2018 viene sostanzialmente confermato il sentiero di finanza pubblica che prevede il raggiungimento dell’obiettivo di medio termine (OMT) nel 2020, pur in presenza di una deviazione significativa della regola sul saldo strutturale nel 2016-17, come già prefigurato nel DPB 2018. Per quanto riguarda il 2018, la Commissione europea ha deciso di applicare il proprio “margine di discrezionalità” per l’Italia il che implica il dimezzamento dell’aggiustamento richiesto dalla cosiddetta matrice da 0,6 a 0,3 punti percentuali. Tuttavia a fronte dell’aggiustamento richiesto, le stime del DEF 2018 mostrano un miglioramento del saldo strutturale pari a solo 0,1 punti di PIL, con un rischio di deviazione di -0,2 punti di PIL che dovrebbe comportare la necessità di una manovra aggiuntiva di 0,2 punti di PIL a valere sul 2018. Secondo le stime più recenti della Commissione europea, inoltre, non vi sarebbe nessun aggiustamento strutturale nel 2018, evidenziando quindi il rischio di una deviazione pari a -0,3 punti percentuali, maggiore di quanto precedentemente stimato. Utilizzando le stime riportate nel DEF la regola sulla spesa mostrerebbe risultati più favorevoli nel 2017 rispetto a quella sul saldo strutturale, ma confermerebbe per il 2018 la deviazione dagli obiettivi. Nel 2019, la variazione programmata del saldo strutturale è pari a 0,6 punti di PIL, uguale all’aggiustamento richiesto e  quindi pienamente in linea con le regole di bilancio. Infine, nel biennio 2020-21 verrebbe raggiunto o superato l’OMT nel rispetto delle regole di bilancio.

 

Considerando il dato a consuntivo del 2017, la regola numerica di riduzione del debito in rapporto al PIL non appare rispettata in base a nessuno dei criteri previsti dalla normativa UE (backward-looking, forward-looking e aggiustato per il ciclo). Su questa base la Commissione europea, secondo quanto previsto, dovrebbe predisporre un Rapporto sul debito in cui si espongono i fattori rilevanti che possono avere influito sulla violazione della regola numerica nel 2017 al fine della decisione sull’apertura o meno di una procedura per disavanzo eccessivo legata al criterio del debito. Lo scenario del rapporto debito/PIL presentato nel DEF 2018 non appare inoltre coerente con il rispetto della regola numerica per l’intero periodo 2018-2021 con il criterio backward-looking e quindi neppure con quello forward-looking almeno fino al 2019. Nel 2021, lo scarto tra lo stock di debito realizzato e quello benchmark sarebbe pari a 0,8 punti di PIL.