Nota sulla congiuntura – luglio 2016

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La Nota sulla congiuntura di luglio fa il punto sulla situazione del ciclo economico interno e internazionale:

 

    • Rallenta la ripresa italiana: nelle stime UPB, il PIL cresce intorno allo 0,2% nel secondo trimestre e di circa lo 0,1% nel terzo. Dati questi andamenti, la crescita media 2016 chiuderebbe poco sotto l’1%.

 

    • La crescita continua a essere trainata dalla domanda interna ma la sua dinamica corre più piano delle effettive potenzialità di spesa dell’economia. Dall’avvio della ripresa il potere d’acquisto dell’Italia (command Gdp) è aumentato in modo apprezzabile (+2,6%), grazie alla caduta dei prezzi petroliferi, ma i consumi e gli investimenti sono cresciuti di meno (+1,7%) perché una quota rilevante del maggiore potere d’acquisto è stata destinata a ricostruire i risparmi delle famiglie, alla restituzione dei debiti, all’accantonamento di riserve da parte delle imprese.

 

    • Sulle prospettive del 2017 pesa l’effetto del referendum inglese. Secondo simulazioni dell’UPB, lo shock Brexit potrebbe sottrarre dai 2 ai 4 decimi di punto alla crescita del prossimo anno, a seconda della severità delle ripercussioni sui mercati finanziari e sull’offerta di credito.

 

    • Gli impulsi al ribasso provenienti dai mercati internazionali delle materie prime e la debole ripresa dell’economia mantengono in territorio negativo l’inflazione, deprimendo le aspettative. La quota di beni e servizi del paniere Istat caratterizzati da bassa inflazione (incrementi tendenziali dei prezzi sotto lo 0,5%) ha superato il 50%. Contemporaneamente, la percentuale di famiglie che dichiara di attendersi prezzi stabili o in calo si avvicina al 60%.

 

  • Prosegue a ritmi moderati la crescita dell’occupazione, ma cominciano a evidenziarsi gli effetti della rimodulazione del regime di esonero contributivo. Sulla base dei dati Istat, nel bimestre aprile-maggio l’aumento dell’occupazione (+0,4% sul primo trimestre) è stata trainato dagli occupati a termine (+2,3%); sulla base dei dati Inps, il numero di assunzioni a tempo indeterminato si è fortemente ridotto nei primi 5 mesi dell’anno (-280.000 unità rispetto allo stesso periodo del 2015).

 

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