ll Presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio (UPB) è stato sentito oggi in audizione informale dalla Commissione bilancio della Camera che sta esaminando lo schema di decreto ministeriale relativo all’individuazione degli indicatori di benessere equo e sostenibile (BES) previsti dalla Legge 163/2016.
Dopo aver passato in rassegna gli obiettivi della legge e i criteri adottati dall’apposito Comitato istituito dalla normativa per individuare i 12 indicatori BES recepiti dal decreto ministeriale, il Presidente UPB ha focalizzato l’attenzione su tre profili critici.
Il primo è quello del necessario coordinamento tra gli indicatori proposti e quelli previsti da altre azioni, anch’esse aventi impatto sul benessere collettivo e su cui il Paese ha assunto impegni anche a livello internazionale: dalla Strategia Europa 2020 per la crescita e l’occupazione all’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite; dalla sperimentazione di un bilancio di genere ai numerosi obiettivi fissati dall’Italia in campo ambientale (pacchetto “clima-energia” al 2020, quadro “clima-energia” 2030, obiettivo di Kyoto). Analogo coordinamento dovrebbe essere previsto con la definizione degli obiettivi delle Amministrazioni pubbliche nell’ambito del cosiddetto ciclo della performance.
Il secondo punto sottolinea le difficoltà derivanti dall’utilizzo degli indicatori di benessere nella programmazione economica e di bilancio del Governo, al di là di un loro impiego come strumento puramente informativo. Pisauro ha in particolare rilevato come, non offrendo il DEF (nell’ambito del quale la legge ha collocato i BES) sufficienti informazioni sulla composizione della manovra di bilancio e sulle singole misure da adottare presentate più tardi nel corso dell’anno, l’esercizio di previsione programmatica degli indicatori BES andrebbe realizzato “al buio”. Appare inoltre evidenziata la difficoltà tecnica di produrre previsioni affidabili e coerenti con le politiche di bilancio e con quelle di lungo termine (il PNR) mediante modelli verificabili anche da valutatori esterni.
Rilevato come i 12 indicatori proposti sono stati selezionati a partire dai 130 riportati nel Rapporto BES dell’Istat, il Presidente UPB ha infine evidenziato che la scelta del Comitato si è focalizzata solo su alcune delle dimensioni del benessere equo e sostenibile (salute, istruzione e formazione, lavoro e conciliazione tempi di vita, benessere economico, politica e istituzioni, sicurezza, paesaggio e patrimonio culturale, ambiente) lasciandone scoperte altre (benessere soggettivo, relazioni sociali, ricerca e innovazione, la qualità dei servizi). Se è ipotizzabile che questa esclusione sia in qualche caso motivata da difficoltà di previsione (prevalenza di indici basati su percezioni soggettive), più controversa è la scelta di escludere altri settori, come quelli relativi alla ricerca e innovazione e alla qualità dei servizi. Per Pisauro sarebbe pertanto opportuno valutare un ampliamento della batteria degli indicatori proposti in modo da garantire un più adeguato equilibrio tra da un lato la necessaria rappresentatività rispetto alla molteplicità degli ambiti del benessere collettivo e l’eterogeneità anche territoriale dei fenomeni da misurare e dall’altro l’esigenza di focalizzare il dibattito politico su un nucleo non troppo ampio di obiettivi.