Audizione in merito ai recenti interventi del Governo in materia di saldi di finanza pubblica

 

Il presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio (UPB), Giuseppe Pisauro, è intervenuto davanti agli Uffici di Presidenza congiunti delle Commissioni bilancio di Senato e Camera per un’audizione dedicata all’esame dei recenti provvedimenti del Governo relativi ai saldi di finanza pubblica. Nel suo intervento, il presidente UPB, ha ricostruito l’andamento delle stime di finanza pubblica per il 2019 contenute nei documenti governativi, ha analizzato in dettaglio gli effetti sul bilancio e sul rapporto deficit/PIL dell’assestamento di bilancio e delle misure contenute nel DL 61/2019 in via di conversione, ha fornito alcune indicazioni sulle prospettive dei conti pubblici nel 2020 anche in relazione alle possibili evoluzioni del quadro macroeconomico.

 

Gli effetti dell’assestamento e del decreto 61 – Complessivamente gli interventi prefigurati con i due provvedimenti dovrebbero determinare un miglioramento dell’indebitamento netto della PA di circa 7,6 miliardi, derivante per 6,2 miliardi da maggiori entrate nette e per 1,4 miliardi da minori spese nette. Sul primo versante il 55 per cento del miglioramento è riconducibile alla componente fiscale (tra cui 1,5 miliardi potrebbero avere carattere strutturale) e per il 45 per cento a voci extra-tributarie: in particolare maggiori utili della Banca d’Italia (1,7 miliardi oltre a quelli indicati nel DEF) e maggiori dividendi da società partecipate (1,4 miliardi).

 

Dal lato delle spese, se l’assestamento di bilancio ha complessivamente un impatto peggiorativo del saldo pari a 100 milioni, il decreto 61 si traduce in un miglioramento dell’indebitamento netto di 1,5 miliardi. Questo risparmio è attribuibile alla disposizione secondo cui le minori uscite che risultassero a fine esercizio rispetto a quanto previsto dalla legge di bilancio per “Quota 100” e Reddito di cittadinanza si dovranno tradurre in effettive riduzioni degli aggregati di spesa.

 

Secondo le valutazioni dell’UPB i due provvedimenti evidenziano nel complesso una correzione degli andamenti tendenziali che conduce nel 2019 il deficit della PA al 2 per cento circa. Tali valutazioni scontano anche l’aggiornamento dello scenario macroeconomico dell’UPB, che comporta – rispetto alla previsione formulata in occasione della validazione dei quadri macroeconomici programmatici del DEF 2019 – una revisione al ribasso della crescita per l’anno in corso di circa un decimo di punto percentuale, portandola allo 0,1 per cento.

 

Le prospettive dei conti pubblici nel 2020 – L’andamento di finanza pubblica a legislazione vigente per il 2020 è condizionato da alcuni fattori di difficile quantificazione: gli effetti di trascinamento delle evidenze emerse nel 2019, l’andamento del quadro macroeconomico e quello dei tassi d’interesse.

 

Rispetto alle previsioni fornite in occasione della validazione dei quadri macroeconomici programmatici del DEF 2019, il quadro aggiornato UPB rivede al ribasso di due decimi di punto la crescita attesa per il 2020, portandola allo 0,4 per cento. Influisce su tale andamento principalmente la dinamica della domanda finale interna, con i consumi privati che risentono dell’attivazione delle clausole di salvaguardia sulle imposte indirette.

 

Sulla base di una prima valutazione di massima si può ritenere che il profilo discendente del deficit tendenziale possa confermarsi anche nel 2020: gli effetti positivi di trascinamento delle variazioni di bilancio per il 2019 e il permanere dell’attuale livello dei tassi d’interesse compenserebbero l’impatto negativo dovuto al peggioramento macroeconomico, consentendo di mantenere un profilo discendente del deficit a legislazione vigente anche nel 2020. Il deficit a legislazione vigente per il prossimo anno si attesterebbe intorno all’1,7 per cento (valore che include, ovviamente, l’attivazione delle clausole di salvaguardia sulle imposte indirette, previste a legislazione vigente).

 

Si tratta di un valore in linea di principio non incompatibile con un miglioramento del saldo strutturale, parametro questo rilevante ai fini del rispetto delle regole di bilancio UE e nazionali.  Il quadro programmatico indicato nel DEF a fronte di impieghi pari a 27,6 miliardi (cancellazione delle clausole IVA, finanziamento delle politiche invariate, nuovi investimenti) indicava peraltro risorse da reperire per 25,1 miliardi. Una cifra notevole, che dovrà essere reperita nella prossima sessione di bilancio, in relazione agli aggiustamenti richiesti dalla Commissione ed eventualmente a ulteriori istanze di flessibilità per il 2020 da parte del Governo in aggiunta a quelle per il 2019 (0,18 per cento del PIL da confermare ex post) per eventi eccezionali; richiesta di ulteriore flessibilità che, stando all’Aggiornamento del quadro macroeconomico e di finanza pubblica del dicembre 2018, potrebbe ammontare per il 2020 a 3,7 miliardi.

 

“Quota 100” e Reddito di cittadinanza: una prima valutazione – Nell’audizione il presidente UPB ha presentato alcune valutazioni preliminari sugli effetti finanziari nel 2019 e nel 2020 associati ai pensionamenti con “Quota 100” e all’erogazione del reddito di cittadinanza (RdC). L’esercizio è reso complesso dalla scarsità di informazioni disponibili, attualmente rappresentate esclusivamente da quanto pubblicato nel sito web dell’INPS, e pertanto vanno interpretate con cautela.

 

Per una stima accurata dell’impatto finanziario e per una valutazione dell’efficacia delle misure adottate sarebbe necessaria la diffusione di informazioni più disaggregate e tempestive.

 

Sulla base dei dati del monitoraggio dell’INPS relativi a “Quota 100”, in via di prima approssimazione una simulazione UPB stima che la spesa lorda ammonterebbe quest’anno a 2,4 miliardi (1 miliardo in meno rispetto a quanto preventivato) e a 4,9 miliardi il prossimo (2,4 miliardi in meno).

 

Sulla base dei dati finora disponibili relativi al RdC non è possibile giungere a valutazioni conclusive sul flusso atteso di domande nei restanti mesi del 2019. Nel complesso, si può tuttavia calcolare che la spesa 2019 ammonterebbe a 4,4 miliardi, con un risparmio pari  a circa 1,2 miliardi, sostanzialmente connesso al diverso profilo temporale della presentazione delle domande rispetto a quanto assunto nella relazione tecnica. La minore spesa stimata per il 2019 andrebbe tuttavia valutata congiuntamente con le eventuali maggiori erogazioni connesse con il reddito di inclusione rispetto a quanto stimato nella relazione tecnica del DL 4/2019 per effetto di una transizione relativamente più lenta da uno strumento all’altro.