Il ministero dell’Interno ha pubblicato nei giorni scorsi le cifre ufficiali dei trasferimenti a favore dei Comuni erogati nel 2017 dal Fondo di solidarietà comunale (FSC), trasferimenti che, per il terzo anno consecutivo, saranno determinati in parte in base ai nuovi criteri perequativi costruiti sui fabbisogni standard e sulla capacità fiscale stimati per ciascun ente.
La Nota “Fabbisogni standard e capacità fiscali nel sistema perequativo dei Comuni”, pubblicata oggi sul sito istituzionale dell’Ufficio parlamentare di bilancio (UPB) offre una fotografia della ripartizione delle risorse nel 2017, evidenziandone gli effetti redistributivi e fornendo una analisi dell’assetto a regime, previsto per il 2021, quando la componente perequativa verrà applicata in misura rafforzata rispetto ad oggi.
Le innovazioni introdotte nel 2017 hanno riguardato una minore influenza della componente storica, un maggior peso della perequazione delle funzioni fondamentali rispetto alle non fondamentali nonché una revisione metodologica del calcolo dei fabbisogni e delle capacità fiscali.
Queste modifiche comportano effetti relativamente limitati rispetto alla distribuzione 2016. Dal punto di vista dimensionale per i Comuni fino a 150 mila abitanti la revisione della metodologia 2017 rafforza l’impatto distributivo 2016, mentre per le grandi città agisce in controtendenza rispetto ad essa. In complesso, rispetto alla distribuzione storica, nel 2017 sono penalizzati maggiormente i piccoli comuni (perdite superiori al 2 per cento delle risorse storiche), e sono favorite le grandi città (+1,1 per cento) e i Comuni tra 5 e 50 mila abitanti.
Dal punto di vista territoriale la ripartizione del fondo 2017 conferma una riduzione delle risorse rispetto a quelle storiche per i Comuni del nord (-0,9 per cento delle risorse storiche), peggiorando leggermente la posizione dei comuni del nord – ovest e migliorando quella dei comuni del nord – est. I benefici maggiori sono concentrati al centro (+2,1 per cento), incrementati con la revisione operata nel 2017. Sono beneficiati, anche se in misura più limitata, i comuni del Sud (+0,5 per cento rispetto al fondo storico), su cui la revisione 2017 ha comportato un impatto molto limitato.
Tra le grandi città il nuovo sistema garantisce i maggiori benefici a Roma (+6,7 per cento rispetto alla situazione storica, con un incremento rispetto alla situazione 2016). Anche Milano riceve più trasferimenti rispetto alla situazione storica, anche se la revisione delle metodologie e dei parametri operate nel 2017 ne riducono il beneficio complessivo. Firenze, Taranto, Napoli e Genova soffrono una riduzione delle risorse superiore al 3 per cento, e sono generalmente penalizzati nella transizione al 2017. Le grandi città maggiormente beneficiate dalle modifiche introdotte con il fondo 2017 sono Ravenna (+2 per cento rispetto al 2016) e Roma (+1.5 per cento), mentre quelle maggiormente penalizzate sono Verona (-1,8 per cento) e Perugia (-1,6 per cento).
La proiezione del fondo al 2021, anno in cui il peso della componente perequativa legata ai fabbisogni standard salirebbe al 40 per cento, evidenzia una generale amplificazione degli effetti distributivi: tra le grandi città Roma beneficerebbe del maggiore incremento dei trasferimenti, pari al 16,5 per cento delle risorse storiche, mentre la penalizzazione più elevata si avrebbe per Firenze e Napoli (-10,5 per cento delle risorse storiche). Nel complesso circa il 90 per cento degli enti subirebbe variazioni di risorse contenute tra il -15 e + 15 per cento delle risorse storiche.
Nell’insieme le analisi sviluppate nel lavoro evidenziano, a parte specifici casi, una generale sostenibilità finanziaria degli effetti del nuovo sistema di determinazione dei trasferimenti, che tuttavia risulta caratterizzato da inerzia rispetto all’attribuzione storica delle risorse, non risolvendo le forti disparità territoriali nella fornitura dei servizi. Ciò ha stemperato l’impatto potenziale degli elementi innovativi introdotti nella perequazione comunale e può apparire non in linea con le aspettative esistenti all’avvio della stagione di determinazione dei fabbisogni standard. Tuttavia questo è probabilmente il risultato inevitabile della condizione di invarianza di risorse complessive per il livello comunale imposto con il passaggio al nuovo sistema perequativo e dalla contrazione degli spazi finanziari per il sistema delle autonomie dovuta alle manovre di consolidamento dei conti pubblici adottate negli ultimi anni, manovre che hanno inciso in particolare sulle risorse dei fondi destinati alla perequazione.
Il rafforzamento delle istanze perequative implicherebbe un collegamento tra l’attribuzione delle risorse finanziarie e la fissazione di livelli essenziali delle prestazioni e di obiettivi intermedi di servizio per tutti gli enti sull’intero territorio nazionale, allo scopo di affrancarsi dai divari nei livelli di fornitura dei servizi che ancora caratterizzano la situazione attuale. Va comunque evidenziato che il patrimonio informativo raccolto per la determinazione di fabbisogni standard e capacità fiscali e le conoscenze acquisite sulle modalità di standardizzazione consegna al legislatore nazionale e agli amministratori locali strumenti conoscitivi utili per confronti di efficienza tra singoli enti e per un eventuale futuro rafforzamento della portata perequativa del sistema di finanziamento degli enti decentrati.