Pubblicato il Flash n. 6 “Rapporti finanziari tra bilancio dell’INPS e bilancio dello Stato”

 

Sono fondati i periodici allarmi sul debito dell’INPS verso lo Stato? Questo debito costituisce, a lungo andare, una minaccia per la tenuta del sistema pensionistico? A questi interrogativi e alle cause della situazione che si è determinata è dedicato questo Flash. Due gli obiettivi che si propone: ricostruire l’origine del debito crescente accumulato dall’Istituto nei confronti del bilancio statale discutendone la rilevanza reale; indicare possibili correttivi per razionalizzare i flussi finanziari tra Stato e INPS permettendo di evidenziare meglio i riflessi dell’attività dell’INPS per gli aspetti effettivamente sotto il controllo dell’Istituto.

 

A fine 2015 l’INPS presentava un debito nei confronti del bilancio dello Stato pari a 88,9 miliardi, corrispondente alla somma delle anticipazioni ricevute negli anni. Contemporaneamente, l’Istituto vantava crediti nei confronti del bilancio dello Stato per trasferimenti non erogati pari a 38,7 miliardi. Inoltre, la posizione dell’INPS nei confronti della Tesoreria comprendeva debiti, a fronte di anticipazioni di cassa erogate nel passato, per 32,2 miliardi e disponibilità liquide giacenti in Tesoreria per 37,7 miliardi.

 

Da cosa deriva un debito netto nei confronti del bilancio dello Stato per decine di miliardi a carico di un ente che essenzialmente incassa contributi ed eroga prestazioni, entrambi disciplinati interamente, per caratteristiche ed importo, dalle leggi dello Stato?

 

Da un punto di vista formale, la normativa vigente stabilisce il principio dell’equilibrio finanziario delle gestioni previdenziali. Il bilancio dello Stato non può, quindi, coprire con trasferimenti a carico della fiscalità generale la differenza tra uscite per prestazioni ed entrate contributive. Trasferimenti a titolo definitivo sono, tuttavia, possibili per la gestione assistenziale e nelle norme è presente, dalla fine degli anni ’80, il principio per cui “una quota parte di ciascuna mensilità di pensione erogata” va considerata “assistenza” Definire la quota di “assistenza” incorporata nelle pensioni è però complesso. Di fatto, si è seguito un approccio convenzionale per cui ogni anno viene stabilito, su base forfettaria, un ammontare di risorse trasferito a fondo perduto all’INPS per l’assistenza. La parte restante del fabbisogno delle gestioni previdenziali è finanziata dal bilancio dello Stato con “anticipazioni” che contabilmente sono registrate dall’INPS come debito nei confronti dello Stato. Un debito, destinato prima o poi a venire ripianato in modo convenzionale, cosa avvenuta più volte nel corso degli anni.

 

È importante chiedersi se il debito dell’INPS nei confronti dello Stato abbia un qualche significato oltre quello di mera posta contabile. In realtà, i flussi finanziari tra lo Stato e l’INPS e le reciproche posizioni debitorie e creditorie non presentano alcuna rilevanza né ai fini del deficit pubblico né del debito pubblico, come definiti dalle regole europee. D’altro canto, il debito INPS non è neanche un buon indicatore di squilibrio del sistema previdenziale: per la sua sostenibilità nel tempo non conta tanto la differenza annuale tra entrate contributive e spesa al netto di una quota “assistenziale” definita in modo convenzionale, quanto le proiezioni di lungo periodo della spesa e della capacità della finanza pubblica di garantirne il finanziamento.

 

Interventi diretti a favorire una maggiore trasparenza dei rapporti finanziari tra lo Stato e l’INPS, dovrebbero portare in primo luogo a una più adeguata dotazione dei capitoli del bilancio dello Stato destinati a finanziare le diverse gestioni – sia di carattere assistenziale che previdenziale – limitando il ricorso ad anticipazioni ai soli casi in cui si verifichino squilibri finanziari di natura effettivamente transitoria. Per lo stock accumulato di anticipazioni pregresse, dovrebbe essere considerata la possibilità di una sterilizzazione almeno parziale, compensando partite debitorie e creditorie reciproche tra Stato e INPS. Benché parziale, tale intervento potrebbe risultare comunque incisivo, considerata la dimensione dei crediti vantati dall’INPS nei confronti dello Stato. Per la parte restante delle anticipazioni (incluse quelle di tesoreria) andrebbe considerato un intervento di progressivo ripiano.