Mentre torna in primo piano la richiesta della Commissione europea di una correzione dei conti pubblici nel 2017 per ridurre la distanza dal percorso di aggiustamento verso l’OMT previsto dalle regole UE dal nostro Paese, il Focus aggiorna, come di consueto, i contenuti del Rapporto sulla politica di bilancio 2017 dello scorso novembre alla luce delle modifiche intervenute nel corso dell’iter parlamentare di approvazione della Legge di bilancio 2017-19 e del decreto fiscale 193/2016 (convertito dalla L. 225/2016). Dal raffronto, a parità del livello di indebitamento netto, risultano per il 2017 e il 2018 maggiori entrate rispettivamente per 470 e 996 milioni, a fronte di maggiori spese per 454 e 981 milioni.
Il Focus esamina il quadro programmatico di finanza pubblica definito dal Governo, su cui si innestano gli effetti delle modifiche all’entità della manovra approvate in sede parlamentare. Il quadro programmatico è confrontato con le previsioni diffuse lo scorso novembre dalla Commissione e corredato dalle valutazioni espresse dalla stessa Commissione da un lato nel Parere sul Documento programmatico di bilancio (DPB), dall’altro nella lettera trasmessa il 17 gennaio e nella quale si evidenzia la necessità di uno sforzo di consolidamento strutturale di almeno lo 0,2 punti percentuali di PIL al fine di evitare l’apertura di una procedura di deficit eccessivo per il mancato rispetto della regola sul debito. Nel Focus vengono inoltre passati in rassegna i principali interventi previsti dalla manovra e i margini di rischio per la tenuta dei conti pubblici.
Qui di seguito gli elementi salienti della valutazione UPB, che sostanzialmente conferma quella del Rapporto dello scorso novembre.
- I provvedimenti che compongono la manovra comportano un peggioramento dei conti pubblici nel triennio rispetto all’andamento tendenziale a legislazione vigente: per quest’anno è programmato un aumento dell’indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche (AP) dall’1,6 al 2,3 per cento del PIL; il saldo risulta più elevato rispetto a quanto ipotizzato nella NADEF (2% del PIL) in quanto viene utilizzato – per tre quarti – il margine aggiuntivo richiesto nella Relazione alla NADEF e autorizzato dal Parlamento.
- Nel Parere sul DPB del novembre scorso la Commissione ha espresso disponibilità a considerare scostamenti addizionali nel 2017 dovuti a eventi eccezionali, come spese per i rifugiati ed eventi sismici: nel primo caso, a fronte della richiesta di uno 0,16 per cento di PIL di deviazione temporanea dal percorso di avvicinamento all’OMT, la Commissione valuta uno 0,15 per cento, peraltro garantito per una sola volta; quanto al secondo capitolo, si fa riferimento alla spesa indicata dalle autorità italiane – 0,18 per cento del PIL – ma si condiziona il riconoscimento di ulteriori deviazioni temporanee negli anni successivi al 2017 al solo caso di variazioni incrementali delle risorse.
- Pur con il riconoscimento degli eventi eccezionali, la Commissione, sulla base delle proprie previsioni, evidenzia per quest’anno rischi di una deviazione significativa rispetto al percorso di aggiustamento verso l’OMT; percorso del quale si richiede la ripresa, ricordando che questa risulta precondizione necessaria al riconoscimento della flessibilità 2016, senza la quale l’Italia sarebbe esposta al rischio di deviazione significativa anche per quell’anno.
- La Commissione, con la lettera del 17 gennaio, invita quindi le autorità italiane a comunicare pubblicamente un set di impegni specifici e il relativo timing per una correzione pari ad almeno 0,2 punti percentuali nel 2017 che, a una prima valutazione, consentirebbe di ottenere un approssimativo soddisfacimento del criterio della non significatività della deviazione del saldo strutturale e una riduzione del rapporto tra il debito e il PIL nel 2017 anche sulla base delle previsioni di autunno della Commissione.
Effetti della manovra e potenziali elementi di rischio.
- Gli effetti complessivi della legge di bilancio 2017 e del decreto fiscale approvati dal Parlamento confermano, come manovra netta, un peggioramento del saldo delle AP rispetto alla legislazione vigente di circa 12 miliardi nel 2017 (0,7 per cento del PIL), di 6,6 miliardi nel 2018 (0,4 per cento del PIL) e di 2,8 miliardi nel 2019 (0,2 per cento del PIL); il saldo del 2017 migliorerebbe di 0,2 punti percentuali di PIL non considerando la neutralizzazione delle clausole di salvaguardia su IVA e accise (circa 15,4 miliardi di minori entrate).
- A fronte di risorse pari a 18,2 miliardi nel 2017 e a 21,5 e 24,3, miliardi nei due successivi, si prevedono impieghi per 30,2 miliardi nel 2017, 28,0 nel 2018 e 27,1 nel 2019; sul versante degli impieghi, gli interventi aumentano la spesa per tutto il triennio, e in particolare quella destinata agli enti territoriali, al settore pensionistico, nonché per il pubblico impiego e per il rilancio degli investimenti.
- Opportunamente, alcuni interventi sono diretti a rilanciare gli investimenti sia pubblici sia privati che nel periodo 2010-14 hanno registrato una riduzione cumulata di oltre il 30 per cento rispetto al 2009: per il periodo 2017-19, viene consentito un incremento costante degli investimenti pubblici rispetto agli andamenti tendenziali e dovrebbe quindi verificarsi una maggiore espansione dopo l’inversione di tendenza realizzata nel 2015 e la lieve crescita attesa dal Governo per il 2016.
- Nel 2017 il finanziamento degli interventi previsti dalla manovra avviene con misure in parte di natura una tantum, cui si aggiungono norme volte al recupero di evasione, di incerta valutazione. Per il biennio successivo, si fa affidamento su tendenziali che scontano ancora la presenza di clausole di salvaguardia e la riduzione della spesa per interessi mentre non si può invece più contare sulla stabilità della spesa per il personale dovuta alla mancanza dei rinnovi contrattuali del pubblico impiego.
- Per il secondo anno consecutivo, l’intervento più consistente della manovra di finanza pubblica è l’annullamento dell’aumento delle aliquote IVA per l’anno successivo e lo stesso scenario è destinato a riproporsi qualora vi sia l’intenzione di disattivare la clausola anche negli anni seguenti.