Pubblicato il Focus n. 1 “La manovra per il 2020: una sintesi del testo definitivo”

 

Il Focus “La manovra per il 2020: una sintesi del testo definitivo” analizza la versione finale della manovra di finanza pubblica approvata dal Parlamento nel dicembre scorso, costituita dalla legge di bilancio per il 2020 e dal decreto legge 124 del 2019 (“decreto legge fiscale”, convertito con modifiche in L. 157/2019 il 19 dicembre 2019) riguardante misure urgenti in materia fiscale e per esigenze indifferibili.

 

In complesso, la manovra comporta un peggioramento del deficit delle Amministrazioni pubbliche rispetto allo scenario a legislazione vigente di 16,2 miliardi nel 2020, 12,4 miliardi nel 2021 e 10,3 miliardi nel 2022, pari rispettivamente allo 0,9 per cento, allo 0,7 per cento e allo 0,5 per cento del prodotto interno lordo (PIL). Rispetto alla versione iniziale dei provvedimenti, quella approvata in via definitiva conferma il percorso dei saldi in percentuale del PIL, mentre li migliora leggermente in valore assoluto. La manovra finale infatti prevede, rispetto a quella iniziale, una riduzione di circa 450 milioni delle entrate nette e di 500 milioni delle spese nette nel 2020, e incrementi delle entrate nette di circa 1,3 e circa 2 miliardi nei due anni successivi cui si associano incrementi di circa 1 e circa 1,9 miliardi delle uscite nette.

 

Le misure espansive disposte dalla manovra sono pari all’1,8 per cento del PIL nel 2020, all’1,9 per cento nel 2021 e all’1,5 per cento nel 2022. Al netto delle disposizioni sulle clausole di salvaguardia, i nuovi interventi implicano effetti espansivi ovviamente minori ma crescenti nel triennio, dallo 0,5 per cento del prodotto nel 2020 a un importo quasi triplo in ognuno dei due anni successivi, pari all’1,4 per cento del PIL. Le misure di copertura ammontano allo 0,9 per cento del PIL nel 2020, per poi attestarsi all’1,2 per cento del PIL nel 2021 e all’1 per cento del PIL nel 2022.

 

Pur non alterando in maniera rilevante l’impianto della manovra, i cambiamenti introdotti in sede parlamentare sono stati numerosi. Sono state approvate nuove disposizioni, con impatto spesso assai limitato, e rideterminati gli effetti finanziari di norme già previste in precedenza, soprattutto sul versante delle maggiori entrate. Le principali modifiche hanno riguardato le clausole di salvaguardia, il pubblico impiego, i rapporti finanziari con gli Enti locali, il definanziamento della rete ferroviaria nazionale e taluni fondi di bilancio. Variazioni hanno riguardato anche alcune voci di imposta.

 

La riduzione delle clausole sulle accise sui carburanti inizialmente prevista per il biennio 2021-22 (pari rispettivamente a 350 e 100 milioni) è stata tramutata in un aumento (di 821 milioni nel 2021 e di 1.283 milioni nel 2022). Sono pertanto ancora presenti clausole di salvaguardia – relative soprattutto all’IVA ‒ per 20,1 miliardi (pari all’1,1 per cento del PIL) nel 2021 e 27,1 miliardi (pari all’1,4 per cento del PIL) nel 2022.

 

Sul fronte del pubblico impiego, sono state incrementate – tra l’altro ‒ le risorse per la contrattazione collettiva per il triennio 2019-2021, sono stati aumentati taluni fondi per il personale dei Ministeri e per la valorizzazione del Corpo dei Vigili del fuoco, attraverso sia l’armonizzazione del trattamento economico con quello del personale delle Forze di polizia sia l’incremento della dotazione organica. Per quanto riguarda i rapporti finanziari con gli Enti locali, è stato aumentato il Fondo di solidarietà comunale (di 100 milioni nel 2020, di 200 nel 2021 e di 300 nel 2022) e rafforzati di 250 milioni i fondi ai Comuni per contributi agli investimenti del 2022. Maggiori risparmi sono riconducibili per il 2020 alla riduzione del Fondo per gli interventi strutturali di politica economica e del Fondo contributi pluriennali relativo alla spesa in conto capitale. Sempre per il 2020 è previsto un definanziamento di 460 milioni per la rete ferroviaria, peraltro anticipato al 2019 grazie a un emendamento al decreto legge fiscale.

 

Sul versante delle entrate, le modifiche relative alla cosiddetta imposta sulla plastica (dimezzamento dell’importo, esclusioni, slittamento dell’entrata in vigore) hanno implicato, soprattutto per il 2020, un notevole ridimensionamento delle entrate. Ulteriori effetti sono derivati dallo slittamento dell’entrata in vigore della nuova imposta sulle bevande zuccherate nonché da quella sulle auto aziendali, risultata quest’ultima quasi completamente azzerata rispetto a quanto inizialmente disposto. Maggior gettito è atteso invece dall’incremento del prelievo erariale unico sui giochi. Inoltre, alcuni incentivi fiscali (super e iper-ammortamento) sono stati trasformati in crediti di imposta con un effetto di miglioramento del deficit nel solo 2020.

 

Infine tra i principali cambiamenti vi è la registrazione, tra le coperture, di maggiori entrate nette, per 841 milioni di natura strutturale, indicate nella sezione seconda della legge di bilancio e derivanti da un maggior gettito dell’Irpef dovuto soprattutto dai soggetti per i quali sono stati approvati gli indicatori sintetici di affidabilità (ISA). L’ulteriore revisione delle previsioni, tuttavia, non rispondendo a modifiche normative, non avrebbe dovuto essere inserita come elemento della manovra di bilancio ma avrebbe dovuto più correttamente essere ricondotta a una revisione dei tendenziali mediante una valutazione aggiornata della legislazione vigente, tenuta separata dalle proposte emendative vere e proprie. Ciò avrebbe consentito una più appropriata analisi macro-finanziaria di supporto alle decisioni del Parlamento.