Pubblicato il Focus n. 7 “La perequazione delle funzioni fondamentali dei Comuni: il caso degli asili nido”

 

Il Focus “La perequazione delle funzioni fondamentali dei Comuni: il caso degli asili nido” illustra le criticità collegate alle modalità di attuazione della riforma del federalismo fiscale. Al di là del limitato peso quantitativo, la funzione asili nido, la disparità nell’erogazione di questo servizio rappresenta un esempio significativo degli effetti negativi derivanti dalla mancata definizione dei livelli essenziali delle prestazioni (LEP), o di criteri di standardizzazione delle prestazioni da utilizzare in assenza dei LEP. Una carenza, che ha contribuito a deviare il processo di attuazione del decentramento fiscale dei comuni dal disegno originariamente previsto.

 

L’eterogeneità nell’erogazione della funzione asili nido tra le varie aree del paese investe molteplici aspetti: il livello di copertura del servizio offerto (la quota dei bambini in età serviti varia dal 7 per cento della Campania al 34 per cento dell’Emilia Romagna, considerando anche i nidi privati, fig.1); l’entità dei finanziamenti pubblici attribuiti ai diversi enti (che segue in parte il criterio del numero dei bambini serviti, premiando quindi maggiormente i territori che registrano un più elevato livello di copertura); la fruizione del bonus asili nido da parte delle famiglie (anch’essa proporzionale al grado di copertura del servizio, con numero di utenti e importi del beneficio in media più bassi nelle aree del Mezzogiorno).

 

Fig. 1_SF_7_2019

In assenza dell’individuazione dei LEP, il calcolo dei fabbisogni standard utilizzati per l’attribuzione dei trasferimenti perequativi ai Comuni ha fatto riferimento ai livelli dei servizi effettivamente erogati. Il risultato è stato quello di consolidare, invece di ridurli, i divari descritti, attribuendo risorse finanziarie ai Comuni sostanzialmente proporzionali al livello storico della spesa sostenuta. Ciò si è tradotto in una grande variabilità da Comune a Comune del fabbisogno attribuito, che ricalca in larga misura il differente grado di copertura storica del servizio rispetto ai bambini residenti di età inferiore a 3 anni, con una forte penalizzazione del Mezzogiorno (fig. 2).

 

Fig. 2_SF_7_2019

Per cercare di correggere questa modalità di determinazione dei trasferimenti perequativi, la Commissione tecnica per i fabbisogni standard (CTFS) ha introdotto nel luglio 2019 una revisione del sistema di calcolo dei fabbisogni standard per gli asili nido, che vedrà la sua prima applicazione nel riparto del fondo perequativo per il 2020. Essa prevede un livello di copertura minima valorizzato sulla base di un voucher, di importo variabile tra Comuni ma comunque inferiore rispetto al costo standard medio del servizio erogato in gestione diretta o convenzionata. Tale prestazione minima è finanziata mediante la riduzione della copertura riconosciuta ai Comuni che erogano livelli di prestazione elevati. Sul piano redistributivo gli enti avvantaggiati sono 4.558, quelli penalizzati 553 (tab. 1): per i primi il fabbisogno standard medio sale da 206 euro a 321 euro per bambino residente, un livello comunque largamente inferiore rispetto a quello medio complessivo (1.150 euro a bambino residente); per i secondi il fabbisogno standard medio scende da 2.779 euro per bimbo residente a 2.273 euro, mantenendosi fortemente al di sopra della media. Il meccanismo perequativo dei Comuni compensa però solo una parte dei maggiori/minori fabbisogni standard riconosciuti. In particolare, ai Comuni avvantaggiati verranno riconosciuti 19 euro per bambino residente per il 2020 e 69 nel 2030 a regime, mentre ai Comuni penalizzati verranno sottratti 83 euro a bambino residente per il 2020 e 303 nel 2030. Nel totale dei Comuni, per il 2020 l’ammontare di risorse sottratto agli enti penalizzati e attribuito a quelli avvantaggiati è pari a circa 10 milioni (a regime, dal 2030, si arriva a 35 milioni). Assumendo, in linea teorica, che i destinatari di risorse aggiuntive le utilizzino, non per erogare voucher, ma per aumentare i posti di asilo nido, gli stessi enti potrebbero offrire un numero di posti aggiuntivi pari a 1.400 nel 2020 e a 5.060 nel 2030, con un corrispondente aumento della copertura dello 0,3 per cento nel 2020 e dell’1 per cento nel 2030.

 

Tab. 1_SF_7_2019

La correzione introdotta – benché significativa in termini di principio – produce un aumento limitato della portata perequativa del sistema che quindi non determinerà una variazione rilevante del livello del servizio offerto dagli enti, peraltro non soggetti a vincoli di destinazione delle risorse perequative aggiuntive.

 

Il superamento di divari così ampi richiederebbe o l’abbassamento dei livelli di prestazione degli enti che offrono livelli di servizio più elevate o risorse aggiuntive (anche con finalità di perequazione infrastrutturale), a partire da quelle stanziate nella legge di bilancio per il 2020, da destinare ai territori in cui maggiore è il divario tra i livelli effettivi del servizio e gli obiettivi di copertura, attivando altresì forme di monitoraggio dell’effettivo conseguimento di risultati.

 

Occorre inoltre assicurare un coordinamento adeguato tra le politiche a sostegno dell’offerta e quelle a favore della domanda. In assenza delle prime anche la destinazione di risorse aggiuntive alla finalità di esonerare i cittadini dalle tariffe per il servizio di asili nido, come previsto dal disegno di legge di bilancio per il 2020, rischia di beneficiare soltanto i cittadini residenti nei territori che già dispongono di tale servizio e usufruiscono del bonus asili nido, a scapito di quelli residenti nei Comuni che non erogano la funzione e che riceveranno finanziamenti aggiuntivi insufficienti ad aumentare la propria offerta del servizio. Analogamente, a sostegno dell’offerta, le risorse in conto capitale in favore dei Comuni (100 milioni annui per il triennio 2021-23 e 200 milioni annui dal 2024 al 2034), stanziate nella legge di bilancio 2020 per la costruzione, ristrutturazione o messa in sicurezza degli asili nido dovrebbero vedere come principali beneficiari i territori in cui maggiore è il divario tra i livelli effettivi del servizio e gli obiettivi di copertura.