Pubblicato il Focus n. 3 “Situazione e prospettive della finanza pubblica italiana”

 

A partire dall’analisi degli andamenti recenti e futuri delle grandezze di finanza pubblica, il Focus mette in evidenza una serie di elementi che non potranno non condizionare gli obiettivi programmatici e, in generale, le scelte di politica di bilancio nella prossima legislatura.

 

Dopo che negli anni più recenti, date le condizioni cicliche, le politiche di bilancio hanno cercato di contemperare il controllo dei disavanzi e gli interventi di stimolo alla crescita macroeconomica, con il consolidarsi della ripresa, l’attenzione torna a focalizzarsi sui fattori di maggior vulnerabilità che affliggono l’Italia, in particolare l’elevato livello del debito pubblico (132 per cento in rapporto al PIL nel 2016 a fronte di una media dell’area euro dell’81,4 per cento) e la necessità di ridurlo. Una diminuzione credibile del rapporto debito/PIL presuppone un ulteriore consolidamento dei conti pubblici e la determinazione ad affrontare alcune criticità che ancora caratterizzano il nostro quadro di finanza pubblica.

 

Secondo il Documento programmatico di bilancio (DPB) 2018, la riduzione cumulata del debito rispetto al PIL nel periodo 2018-2020 (123,9 per cento del PIL ipotizzato a fine periodo) fa leva, oltreché su un quadro macroeconomico favorevole, su rilevanti avanzi primari di bilancio, che nel 2019-2020 sono resi possibili soprattutto dall’aumento di IVA e accise previsto dalle “clausole di salvaguardia”.

 

Il quadro descritto dal DPB è soggetto ad alcuni fattori d’incertezza e indeterminatezza: la riduzione graduale delle entrate è in parte finanziata da misure di contrasto all’evasione, difficili da stimare ex ante o di natura straordinaria; l’andamento dei tassi d‘interesse potrebbe essere condizionato sfavorevolmente dall’azzeramento graduale del quantitative easing e dalle incerte prospettive economiche mondiali; la spesa per il pubblico impiego per questo e i prossimi anni dipende dall’entità delle risorse necessarie per i rinnovi contrattuali, che potrebbero essere maggiori di quelle stanziate, e dall’allentamento del blocco del turn over; incerti sono i proventi delle privatizzazioni e limitati quelli che possono derivare da dismissioni immobiliari (1,2 miliardi l’anno nella media dell’ultimo decennio, inferiori al miliardo nel 2015, e 2016).

 

A questi profili di incertezza si aggiunge una serie di elementi critici che dovranno essere considerati nelle scelte di politica di bilancio della prossima legislatura.

 

  • L’eventuale eliminazione a saldi invariati delle clausole di salvaguardia di IVA e accise (0,7 per cento del PIL il prossimo anno, 1 per cento in quello successivo) implicherebbe il reperimento di coperture alternative. Allo stato attuale, non sono infatti ipotizzabili margini per la concessione di ulteriore flessibilità rispetto alle regole UE, analoghi a quelli che hanno contribuito a finanziare in larga parte in deficit la disattivazione della clausola per il 2018.

 

  • Recuperi di gettito attraverso misure di riordino e riduzione delle tax expenditures, pur oggetto di analisi a livello istituzionale negli ultimi anni, non sono stati attuati e la loro razionalizzazione comporta rilevanti effetti redistributivi e settoriali.

 

  • Difficile pensare che significativi recuperi di risorse possano derivare dalla spesa pensionistica. Al contrario, la sua sostenibilità nel lungo periodo potrebbe essere messa a rischio in caso di revisioni, senza copertura, del sistema previdenziale attuale e, in particolare, della riforma del 2011 che assicura notevoli risparmi anche in prospettiva.

 

  • Appare improbabile – e non auspicabile – che la riduzione degli investimenti pubblici, in atto dal 2010, continui a contribuire al contenimento del deficit, dati gli ingenti fondi autorizzati dalle ultime manovre di bilancio.

 

  • La spesa sanitaria, dopo numerosi interventi, risulta tra le meno elevate in percentuale del PIL nei maggiori paesi europei. È difficile immaginare spazi per ulteriori tagli a meno di non ridurre la qualità dei servizi offerti o il perimetro dell’intervento pubblico in questo settore.